martedì 13 ottobre 2009

VERTIGINE


Esistono dei vini che riescono ad indurre un senso di vertigine, non intendendo l'effetto causato dall'alcol?
Me lo sono chiesto più volte, ma raramente l'ho provato.
Alcuni giorni fa ho avuto la fortuna ed il privilegio di aprire una bottiglia di Sauternes Chateau d'Yquem 1986.

Già il colore oro carico con sottili venature ambrate riempiva gli occhi, lo sguardo era calamitato e non riuscivo a guardare altrove; in altre occasioni ho definito questo vino "oro liquido" e questa volta, di nuovo, la definizione calzava perfettamente.
Con una certa trepidazione, ho stappato la bottiglia; il sughero era perfetto, appena intriso nella parte a contatto col liquido, profumava delicatamente e faceva presagire a chissà quali delizie: il profumo del sughero era frammisto a qualcosa di difficilmente identificabile, ma comunque legato al vino.
Versando, con la delicatezza del caso, nel bicchiere, la densità quasi oleosa era affascinante, il colore entusiasmante testimoniava il lungo affinamento.
Poi, con trepidazione, ho portato il bicchiere al naso, chiudendo gli occhi per concentrarmi di più e non essere distratto dal contesto.
La quantità di profumi, sia che s'inseguissero l'un l'altro, sia che irrompessero tutti insieme, mi ha frastornato e lasciato indifeso: mi sono sentito come nudo, in balia di ondate travolgenti; ondate che però si sono presto trasformate in carezze gentili, avvolgenti e soavi.
La tentazione di analizzarle per individuarle è stata troppo forte, perciò mi sono lasciato andare ed ho cominciato ad elencarle: zafferano, miele, caramello, albicocca, mela, pesca, limoncella, pompelmo, cedro candito, spezie orientali, curry, erbe aromatiche a lungo macerate, pepe, maggiorana, menta, incenso, mandarino, cacao, nocciola, mandorla tostata, fieno, fiori secchi, magnolia, camelia, fumo, fuliggine, sottobosco, fungo, muschio, terra bagnata, erba fresca bagnata dalla pioggia.
Mi sono fermato, esausto, ho dovuto attendere un poco prima di riprendere i contatti e di portare con rispetto il bicchiere alle labbra.
Il vino è entrato con apparente violenza in bocca, ma poi s'è sciolto in una cascata di soavità.
Corposo ed oleoso, grasso, avvolgente, balsamico, vellutato, sorprendentemente fresco, quasi mentolato.
La persistenza è stata imbarazzante, più lunga di quanto si possa immaginare, esagerata.
Tutto quello che era stato colto dal naso s'è ritrovato in bocca, ampliato ed ancora più elegante.
Il timore reverenziale s'è trasformato in felicità totale, mi sono sentito trasportato in un altro mondo, fatto di bellezza e di pace totali.
Pura vertigine!


lunedì 12 ottobre 2009

ALCUNI VITIGNI AUTOCTONI DELLA VALLE D'AOSTA

Quando si parla della Valle d'Aosta è inevitabile definire la sua come una "viticoltura eroica", così come è quasi automatico stupirsi del numero elevato di vitigni autoctoni che si trovano concentrati in così poco spazio.

Quest'isola felice è riuscita a salvaguardare un patrimonio ragguardevole e negli ultimi decenni a valorizzarlo, compiendo un'encomiabile operazione culturale.

Come in tutte le cose, umane e non, esistono i pro ed i contro; assagiando i differenti prodotti monovitigno, ci si rende conto del perché alcune varietà siano state abbandonate o quasi nel corso del tempo, ma certi risultati devono essere considerati con indulgenza, perché testimonianze di amore.

Ciò non significa, però, rinunciare ad esprimere giudizi, che, ne siamo convinti, non possano che aiutare i produttori a migliorare.

Scriviamo queste considerazioni in occasione di una serata di degustazione dedicata alla Valle, durante la quale sono state aperte le seguenti bottiglie:

Blanc de Morgex et La Salle - Rayon 2008, Cave de Morgex et La Salle: le uve Prié Blanc, coltivate franche di piede, provengono dalle vigne più alte d'Europa, a circa 1200 metri; al colore pallido seppur brillante, s'accompagnano profumi sottili e fruttati, uniti al netto ricordo di fieno appena tagliato; in bocca mantiene la propria sottigliezza, unita però ad un'elevata acidità, forse eccessiva;la bocca rimane netta, grazie anche alla leggera e gradevole tannicità; sapido, beverino, abbastanza equilibrato. Voto: 81/100

Petite Arvine 2008, D& D: paglierino abbastanza intenso unito a precisi profumi di pompelmo, che si ritrova ampiamente in bocca; le note amarognole vegetali si fondono in sensazioni sapide e minerali; un vino abbastanza disarmonico, soprattutto per l'alcolicità, che ha comunque la capacità di attenuare l'acidità rimarchevole; vino certamente migliorabile. Voto: 79/100

Cornalin 2008, Le Clocher: un altro vitigno antico, riscoperto - si fa per dire - da non molto. Un colore abbastanza intenso dall'unghia con sfumature nerastre preannuncia interessanti incontri; speziato e balsamico, lievemente fruttato, in bocca delude; scivoloso, poco persistente, amarognolo e di corpo esile, gioca le proprie carte con la tannicità ed una certa nota acida, che non riescono a farlo ricordare con piacere. Voto: 75/100

Fumin 2007 , Grosjean: è probabilmente una delle "perle" dell'enologia valdostana, forse la più nota. Questa bottiglia ha regalato interesanti sensazioni, sia per il bel colore vivo sia per i profumi speziati e balsamici, nonostante la giovane età; abbastanza fruttato, tannico al punto giusto, caldo e con buona acidità, lascia la bocca pulita e si fa ricordare per un certo tempo; forse necessita di ancora un poco di affinamento in bottiglia. Voto: 83/100

Torrette 2007, Les Cretes: ottenuto da uve Petit Rouge, ha sorpreso per la complessità e la timida eleganza. Il rosso rubino acceso ha iniziato a sfumare nel granato; spezie eleganti unite al profumo d'incenso hanno lasciato il posto al cacao, al caffè ed alla viola; in bocca i tannini si sono presentati con eleganza e discrezione, la sapiente acidità ha bilanciato l'alcol, donando sensazioni finali di velluto; da notare l'equilibrata presenza del legno nobile. Un vino che non avrà ancora molti anni davanti, ma che ora dà piena soddisfazione. Voto: 86/100

Passito di Chambave 2006, La Crotta di Vigneron Chambave: da uve appassite di Moscato Bianco, un vino grasso e pastoso, non particolarmente elegante, poiché l'acidità non elimina del tutto la stucchevolezza data dagli zuccheri residui. Voto: 83/100